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Quando prendo la mia penna e mi metto a riflettere sull’integrazione e sull’immigrazione, mi trovo di fronte a grosse difficoltà e nell’imbarazzo. Non so davvero dove iniziare e come spendere il mio inchiostro. Quando penso a cittadini malviventi che sfondano le serrature delle case per derubare i risparmi delle famiglie, mi rammarico e mi viene l’idea di tornare nella mia terra nativa. Mi addoloro di più di fronte a tante donne vittime di stupri, violentate: piaghe ormai incurabili e vite sepolte per sempre, le cui notizie sempre stampate in grassetto in prima pagina dei giornali non fanno che riempire di rabbia la popolazione e sfavorire l’integrazione.
Allo stesso modo, mi rattristo quando la soluzione tarda ad arrivare. I cittadini sono più che mai disperati quando la politica usa il populismo, facendo credere di risolvere così tutti i mali dell’immigrazione, mentre il processo dell’integrazione va a passo d’uomo.
Fermare l’immigrazione clandestina è una condizione sin qua non, ma penso che sia doveroso cominciare ad agire, a proteggere e difendere i cittadini che vivono nel nostro Paese regolarmente. Donne e uomini non italiani, che si alzano presto la mattina, che percorrono le nostre strade in macchina o prendono i nostri autobus, la metropolitana per recarsi al lavoro, che versano i loro contributi all’Inps, che pagano l’Irpef e le tasse; dei cittadini di religioni e di provenienze diverse, ben integrati nel tessuto socio-economico e culturale che si sentono, purtroppo, cittadini di serie B. Credo che se affondasse la “barca”, la nostra cara Italia, nessun cittadino si salverebbe.

Possiamo smettere di guardare nel retrovisore ideologico? Possiamo condividere il libro fondamentale del nostro Stato, che unisce il Nord, il Sud, l’Est e l’Ovest del Paese?

I tempi sono più che maturi per creare il vero melting pot, non sul modello inglese o francese, dove è stato costruito in tanti anni d’assimilazione ma l’integrazione ha fallito; e nemmeno su quello americano, poiché la nostra terra non fu la macchina di commercio della schiavitù. Bisognerebbe abbattere i muri dei pregiudizi e considerare la diversità come ricchezza; costruire un Paese con il contributo di ogni impronta dei suoi cittadini. Tal politica non vuol dire spalancare le porte del Paese agli ignoti o negare la nostra civiltà, ma offrire ai propri cittadini l’opportunità di poter rimboccarsi le maniche per affrontare le sfide del mercato moderno e divenire consapevoli di essere i veri protagonisti del futuro.

Stampo le mie parole nel condizionale poiché il quadro non è ancora idoneo per una società equa, un Paese che utilizza ancora anatemi per chiamare lo straniero. Vorrei una società più accogliente, uno Stato più sociale, un governo più pragmatico nel legiferare, un Paese che si rispecchiasse nei valori e nelle leggi della sua Costituzione, un popolo con medesimo denominatore comune: amare, accogliere e rispettare diritti e doveri. Non voglio delle gabbie nelle scuole, luogo per eccellenza della conoscenza e del sapere, non vorrei che lo straniero si sentisse emarginato ed escluso; non vorrei che la badante fosse sfruttata e considerata come schiava; non vorrei che lo straniero diventasse solo un marciapiede per la forza lavoro. In una società civile le minoranze devono essere protette e non umiliate. Non vorrei però che il cittadino cancellasse i simboli o negasse la cultura del Paese che lo ospita.
Diritti e doveri sono due binomi, pilastri non solo della nostra Costituzione, ma la luce per uscire da qualsiasi emergenza.
Per arrivare a questo risultato occorre umanizzare l’immigrazione, rivedere il piano internazionale, le politiche economiche che hanno messo in ginocchio i Paesi del Terzo Mondo e che continuano a impoverire la pianeta: l’Africa in prima fila con le sue malattie, la fame che continua a far registrare una percentuale elevatissima di mortalità infantile. La conseguenza non può essere che l’immigrazione, popoli che sfuggono come uccelli alla ricerca di un tetto per salvarsi dalla povertà, dalle guerre e dalla disperazione. Umanizziamo l’immigrazione, per controllare meglio i flussi migratori, cancellare le distorsioni economiche e sociali nel mondo, favorire l’integrazione facendo rispettare le leggi del nostro Paese e dare a ogni cittadino la possibilità di costruirsi e di costruire il suo cammino per il bene della collettività.

http://www.avoicomunicare.it/blogpost/umanizziamo-limmigrazione